COME SI LEGGE L’ETICHETTA NUTRIZIONALE?
Prima di tutto occorre definire cosa sia una etichetta alimentare: è l’insieme delle informazioni
relative ad un prodotto alimentare ovvero luogo di produzione e produttore, data di scadenza,
modalità di conservazione e di utilizzo, quantità.
Ma soprattutto, oltre a queste informazioni tecniche, l’etichetta alimentare ci permette di
conoscere gli ingredienti e i valori nutrizionali. Per esempio ci consente di scegliere il prodotto
più adatto al nostro stato nutrizionale e di salute, evitare un ingrediente particolare e valutare il
migliore rapporto qualità-prezzo. L’etichetta alimentare è quindi uno strumento preziosissimo …
Basta saperla leggere!
Purtroppo però tra scritte minuscole, caratteri di difficile comprensione e diciture ingannevoli può
essere difficile riconoscere un prodotto buono da uno scadente ma con il giusto supporto si può
imparare.
In particolare cosa dobbiamo controllare nell’etichetta alimentare?:
– Il primo ingrediente
– Il numero degli ingredienti
– Quantità e tipo di grassi e di zuccheri
– Quantità di sale
– Presenza di additivi.
Il primo ingrediente:
Poniamo il caso che vogliamo comprare una crema a base di
nocciole. Se il prodotto è di buona qualità le nocciole dovranno
comparire come primo ingrediente (il primo ingrediente è quello
presente in maggiore percentuale). Nel caso, per esempio,
della Nutella, le nocciole vengono indicate come terzo ingrediente,
precedute da zuccheri e olio vegetale. Solo il 13 % di nocciole e
ben il 50 % di zucchero. Pochino il 13% di nocciole per una crema
alle nocciole, non credi?
Il numero degli ingredienti
Più la lista degli ingredienti è lunga, più corriamo il rischio che l’alimento sia stato a lungo
processato e che contenga ingredienti non proprio genuini.
Facciamo l’esempio degli additivi. Ce ne sono moltissimi tipi: conservanti, emulsionanti,
antiossidanti, addensanti e gelificanti, stabilizzanti, antiagglomeranti, acidificanti, edulcoranti
(saccarina, aspartame, sorbitolo, xilitolo, mannitolo, ecc.), coloranti. Appartengono agli additivi
anche gli esaltatori di sapidità che rinforzano il sapore: ne è un esempio il glutammato
monosodico, responsabile di un aumentato rischio di cancro allo stomaco e della cosiddetta
“sindrome da ristorante cinese”.
Gli additivi sono preceduti dalla lettera E: più sono le E presenti, più l’alimento sarà di bassa
qualità.
Poi ci sono gli aromi. Dobbiamo distinguere quelli naturali da quelli artificiali! La semplice dicitura
“aromi” denota gli aromi prodotti in laboratorio. Quando leggete per esempio “caramella al gusto
di fragola”, quella caramella non ha fragole ma solo aromi … E bisognerebbe controllare se si
tratta di aromi naturali o di sintesi. Quando invece leggiamo “caramella alla fragola”, questa
caramella contiene fragole.
Gli aromi naturali, a differenza di quelli artificiali, non sono tossici.
Quantità e tipo di grassi e di zuccheri
Sapete cosa si cela dietro la dicitura “oli vegetali”? Molto spesso i dannosissimi olio di palma
e olio di palmisti. Oppure l’ultimo ritrovato dell’industria alimentare, l’olestra. Si tratta di un olio
prodotto in laboratorio che non viene digerito dall’intestino umano e alla lunga potrebbe causare
carenza di vitamine liposolubili. L’olestra si trova nelle patatine “Pringles”.
Finalmente le aziende alimentari sono obbligate a dichiarare che tipo di olio vegetale utilizzano,
se si tratta per esempio di olio di girasole o di un olio tropicale… E il più delle volte si tratta
proprio di olio di palma o di palmisti! Questi ultimi sono ricchi di acidi grassi saturi che
aumentano il colesterolo LDL (“cattivo”) e abbassano quello HDL (“buono”). Per fortuna dal
dicembre 2014 le aziende saranno obbligate a sostituire la dicitura “grassi/oli vegetali” con la
tipologia esatta.
Per quanto riguarda invece gli zuccheri, ce ne sono di tantissimi tipi: sappiamo ormai da tempo
che purtroppo lo zucchero non è solo il saccarosio, ovvero lo zucchero da cucina. Si sono
aggiunti succo d’uva, fruttosio, sciroppi di glucosio e di fruttosio, sciroppo di glucosio da mais,
saccarina, aspartame, che le aziende alimentari amano utilizzare traendo in inganno così il
consumatore meno esperto. Più aumenta il consumo di prodotti industriali confezionati, più
aumenta la quantità che assumiamo di questi ingredienti. Con brutte ripercussioni non solo sul
rischio di diabete e ridotta tolleranza ai glicidi ma anche sul rischio di cancro all’utero che si è
visto essere correlato all’elevato consumo di snack zuccherati.
Come equilibrare così la nostra tavola e la nostra salute?
Ovviamente dobbiamo cercare di ridurre il consumo di alimenti industriali: quando un prodotto ce
lo facciamo in casa, sappiamo le materie prime che utilizziamo,i metodi di cottura e di sicuro
evitiamo l’olio di palma e una lista infinita di additivi.
Mangiando nelle giuste quantità evitiamo anche l’accumulo di ingredienti scadenti. Se poi
utilizziamo prodotti locali a km 0(ovvero quelli più vicini a noi e che subiscono meno trattamenti
possibili) e freschi e preferibilmente biologici evitiamo che i prodotti siano trattati con dosi
massicce di conservanti e riducendo le sostanze inquinanti facciamo bene anche all’ambiente.
E’ fondamentale dunque che impari ad essere un consumatore consapevole e
critico per poter cogliere le informazioni principali dell’etichetta alimentare e avere
un’alimentazione più corretta.